Wednesday, October 14, 2009

Ora di cena nella casa del Personale

Coloro i quali mi conoscono probabilmente storceranno un po' il naso di fronte ad un post di mio pugno nel quale affronto il tema del cibo ed, in modo particolare, della cena; i più suppongono che io spessi salti i pasti della giornata e si vocifera anche che io non sappia cucinare: sono un po' delle mezze-verità, nel senso che qualche volta è capitato che saltassi un pasto (mancanza di tempo e mancata compliance da parte dello stomaco) e cucino molto di rado, anche se alcune pietanze mi escono veramente bene (si accettano testimonianze!!!).
Un fatto è certo: devo organizzare la cena spesso avendo a disposizione pochi ingradienti, poiché non vado molto spesso a fare la spesa e questa pigrizia è diventata ancora più grave lungo le rive di questo lago, causa vento, stanchezza, strada in salita etc etc. Ma, nonostante ciò ed ammettendo che non mi delizio con cene luculliane, MAI, e dico MAI, mi sono lanciata in abbinamenti poco apprezzabili o abbia degustato schifezze ed intrugli strani...
D'altro canto, è noto che noi Italiani in fatto di cibo siamo dei maestri, e a maggior ragione di fronte a certi piatti preferiamo morir di fame piuttosto che farci del male. Ma stasera, qui nella casa del Personale della Clinica Hildebrand e in particolare nella cucina del secondo piano, si è verificato un "qui pro quo" internazionale culinario che neanche i Consolati potranno risolvere.
Ma veniamo ai fatti: ero al tavolo a consumare il mio frugale pasto, ovvero (per la gioia della mia mamma, che mi urlerà dietro dicendo che non mangio mai a sufficienza) patate, carote, tonno, accompagnato da gallette di riso e mais, acqua naturale e mela: un piatto sano, direi, poco calorico, in grado di permettere una buona digestione e un buon sonno notturno, tenendo sempre d'occhio la linea...
Ed ecco che fa il suo ingresso la neo-arrivata tirocinante tedesca: dal freezer tira fuori un panino imbustato surgelato (marchiato Buitoni) a quanto pare pieno zeppi di funghi, intrugliato con qualche strana salsina, giusto per dare consistenza e spessore.... non contenta, la nordica biondina decide di rimpinzarlo con dei wurstel (ragazzi, è tedesca) e con il sugo all'arrabbiata della Barilla, sparso un po' come se fosse del ketchup. Prende un piatto di portata, ce lo schiaccia sopra, alza la temperatura del forno e ce lo sbatte dentro... poi, con evidente soddisfazione, se ne va, non senza prima dare uno sguardo al mio piatto (evidentemente con aria di disapprovazione). Resto lì basita, forchetta in mano.... guardo il forno, poi il mio piatto; allora, presa da un raptus di follia e dalla voglia di farmi del male, mi dirigo verso il frigo, prendo il tubetto della maionese e ce ne metto una noce giusto sul lato del piatto... Soddisfatta, mi riaccomodo e ceno!
Ora, di cose strane dal punto di vista culinario qui ce ne sono: ancora questa storia che tutto vada messo nello stesso piatto non mi convince, e conosco persone (tipo Valeria) che piuttosto non mangerebbero.... ed altre (tipo Manuela) che sarebbero prese da una sincope vedendo tutto il burro utilizzato e il maltrattamento che subiscono i poveri funghi.... D'altro canto non mi sorprendo neanche più a vedere la gente che pranza col cappuccino.... E' sorprendente inoltre la modalità di riutilizzo di concetti spesso estremamente specifici, quali ad esempio il sugo della Barilla, che diventa a volte un po' come il prezzemolo o il limone!
Le chiamano realtà diverse... bah! Io continuerò a fare i miei pasti frugali, lascio agli altri la possibilità di tuffarsi in questi esperimenti.
Un bacio

2 comments:

Unknown said...

Sono stato chiamato a lasciare una testimonianza a riguardo le tue abilità culinarie ed eccomi pronto a farlo.
Parliamo di quel tiramisù che preparasti poco prima del tuo compleanno: delizioso, cremoso e impossibile da resistergli!
Certo ha causato parecchi disagi al tuo povero stomaco, ma nessun dolce è perfetto!!

Anonymous said...

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